I diritti del lettore del mio blog

1. Il diritto di leggere i miei post
2. Il diritto di non leggere i miei post
3. Il diritto di rileggere i miei post
4. Il diritto di leggere a voce alta i miei post
5. Il diritto di leggere a voce bassa i miei post
6. Il diritto di divulgare il contenuto dei miei post
7. Il diritto a farvi gli affari miei
8. Il diritto di essere d'accordo con me
9. Il diritto di non essere d'accordo con me
10. Il diritto di stare zitti

(Tributo a D. Pennac)



giovedì 31 luglio 2014

Sono le 4.04 del mattino...

...ed io non chiudo occhio.
La chiamano jet lag syndrome o disincronosi circadiana.
Che poi in italiano fa più paura.
In parole povere, è quando torni da un lungo viaggio con un cambio di fuso notevole (bastano tre ore ma le mie nove sono insostenibili per me) e il tuo corpo ci mette giusto un attimo a riabituarsi ai nuovi orari.
A capire che è giorno, non notte.
A capire che non puoi avere voglia di pasta alle tre di notte o alle nove di mattina.
Che il riposino post prandiale deve durare 20 minuti, non tre ore per poi svegliarti come Nell'alba dei morti viventi, con le braccia protese in avanti non alla ricerca di cervelli ma per non sbattere contro una porta chiusa.

Così, in queste notti lunghissime e senza sonno, ho del tempo in più per fare le cose che mi piacciono.
Leggere, scrivere, mangiare per essere chiari.

E così le testate giornalistiche sono rientrate prepotentemente nella mia vita da poco meno di una settimana (insieme alla pasta).
Già, ne erano sparite ormai da qualche anno (la pasta solo da un mese).
Da quando decisi consapevolmente di smettere di informarmi.
Da quando (sono integralista in alcune mie scelte) decisi di trasformarmi in una bambolina bionda. Capelli a parte.
Da quando capii che meno sapevo, più ero felice.
Che se avessi saputo il numero dei bambini morti a Gaza, non avrei potuto essere felice.
Se avessi saputo di canguri e riforme italiane, non avrei potuto ridere come invece voglio continuare a fare.
Se avessi continuato a leggere, a sviscerare, ad ampliare, a scendere nel dettaglio avrei collegato i puntini, connecting the dots, dicono gli americani.
E una volta collegati i puntini ed aver visto il disegno che ne esce fuori, sarei stata completamente travolta da un mondo che non va, da un'illusione di felicità.
Dalle bugie che ci raccontiamo ogni giorno per essere felici.

Ma queste notti insonni risvegliano la mia coscienza critica e politica.
In fondo, è la natura degli scorpioni che si fanno dare un passaggio dalle rane per attraversare il fiume.
Non conoscete la favola?
Cercatela su Wikipedia.
Io continuerò a leggere.

Buonanotte.



venerdì 13 giugno 2014

Pare che il cervello sia stupido



E possiamo prenderlo in giro.
Pare che se sorridi o fingi di sorridere e di ridere e di essere felice, il cervello si inganni e ci creda davvero.
Crede che tu sia felice.
Allora inizierà a produrre serotonina ed endorfine e crederà di stare bene.
Possiamo quindi sorridere o fare finta di ridere di gusto e la chimica ci verrà in aiuto.
Possiamo fare finta che vada tutto bene, che è una cosa da niente e il cervello dirà al nostro corpo che è così.
E noi staremo inconsapevolmente bene.
Beatamente ignari di tutto il processo che avviene alle nostre razionali spalle.
Convinti di poter superare tutto, è il nostro corpo a dircelo.
E la nostra mente seguirà il nostro corpo...

Con calma.


domenica 25 maggio 2014

La vie en rose

Eh lo so.
Questo blog sta diventando maledettamente noioso.
Sono melanconica, appaio triste e patetica e frustrata.

In realtà non è così.
Sono felice, sorrido molto e le rughe intorno agli occhi e intorno alle labbra stanno diventando più profonde proprio perché sorrido troppo.
No, l'età non centra, chiaramente.

Le cose che pensavo essere importanti per la mia vita stanno piano piano arrivando.
Le sto aspettando pazientemente.
Come tutte le cose belle d'altronde: si aspettano con pazienza, si conquistano e si fanno sacrifici per ottenerle.

Altre invece arrivano all'improvviso.
Ti travolgono e portano via tutte le certezze che con fatica hai costruito.
Sovvertono i pronostici, spostano priorità e punti di riferimento.

E com'è giusto che sia, ti ritrovi a fare bilanci, rimettere in discussione quello che hai sempre creduto fosse giusto per te.
Perchè si sa, quando si fanno bilanci, quando si tirano le somme, qualcosa che non torna c'è sempre...

Ed io non sono mai stata brava in matematica...




giovedì 8 maggio 2014

Essere felice 2.0

Perennemente insoddisfatta.
Non ti accontenti mai.
Un nuovo motivo per soffrire, per stare male.
Non guardi mai a cosa hai costruito, a cosa hai ottenuto fino ad ora.

Queste le parole con cui il mio futuro marito mi descrive.
E non a torto, sia chiaro.
Perché ha ragione, inutile negarlo.

Non mi accontento mai, non mi sento mai arrivata, mai realizzata.

C'è sempre qualcosa su cui essere migliore, sempre qualcosa sulla quale diventare più brava, più felice, più valorizzata, più coraggiosa, più forte, più normale, più opportuna, più appropriata, più furba, più veloce, più completa.

Perennemente ambiziosa, non per distinguermi ma per essere felice.

E corro e tendo e cammino e avanzo e mi precipito nella mia vita.
Sempre insoddisfatta, sempre con un progetto da realizzare, con qualcosa che non va e che potrebbe andare meglio, sempre affamata.

Non so se ad occhi esterni e innamorati questo possa sembrare un procedere a tentoni, senza una direzione precisa o uno schema ordinato.
Se possa sembrare semplicemente un modo per non essere mai felice.

Non conosco la direzione ma sono certa di non essermi perduta.
So dove sono e so dove vorrei essere.
Devo solo trovare il sentiero giusto per arrivarci.

E non mi perderò per nulla al mondo la gioia del cammino che farò.


lunedì 17 marzo 2014

Lotto per essere mediocre

Sto lottando per costruirmi una fantastica mediocrità, una realtà in bilico tra il non vedo, non sento, non mi interesso.
E' così bello non sapere, non conoscere, non informarsi e pensare che in fondo vada sempre tutto bene.
Voglio bearmi di non sapere nulla, di non ascoltare nulla, di non avere un'opinione su nulla.
Essere fantasticamente mediocre.
Con aspirazioni mediocri.
Con aspettative mediocri.
Con curiosità mediocri.
Con una vita senza problemi etici, senza aspirazioni di dignità etica, senza valori fondanti e imprescindibili.
Una vita senza sapere cosa significa imprescindibile.

Magnifica nella sua semplicità, nel suo fascino del tiriamo a campare, nell'aura de "le cose che importano davvero nella vita".
Sapere le cose che importano davvero nella vita è così fantasticamente mediocre.
E così semplice e facile da non darmi mai problemi.

Una fantastica mediocre vita per sentito dire.


domenica 12 gennaio 2014

Why to be happy if I can be me?

Non sono mai stata una persona dotata di grande fantasia. I miei sogni, anche da bambina, sono stati sempre così ”realizzabili”, così normali. Non ho mai sognato ad esempio di fare la principessa. O la ballerina essendo un panzerotto ripieno. 

A sette anni lo specchio sapeva già darmi risposte sul mio futuro. 

Da bambina sognavo di fare il medico o l’archeologa subacquea.

La mia Barbie non era mai la regina di un antica città perduta o una fashion girl in giro per Beverly Hills a fare shopping. La mia Barbie lavorava da avvocato e quando usciva dallo studio, andava a fare la spesa, passava a prendere i bambini da casa dei nonni e tornava a casa. Preparava la cena, metteva i bambini a letto e arrivava Ken che tornava sempre tardi dal lavoro nonostante facesse il muratore o l’idraulico. Si mettevano a tavola e dopo aver cenato, guardavano la tv sul divano nella loro casa di cartone ma con l’ascensore.

Certo, non era facile trovare vestiti adatti per permettere alla mia Barbie di praticare l’attività forense ma con un po’ di fantasia era possibile trasformare un pantalone super attillato in un tailleur gessato.

Crescendo la situazione si è spostata dalla Barbie alla vita vera.

Alle medie il ragazzo che mi piaceva non era il più bello della scuola, quello con i capelli lisci lunghi sul ciuffo e quel po’ di peluria che da adolescente ti fa sentire così grande.

No, il mio amato era un ragazzino normale, con qualche brufolo e con un alito non propriamente al pino silvestro.

Amici, amiche, fidanzatini e fidanzati più importanti, versioni di greco, vestiti grunge, tanta cattiva musica ma che quando risento adesso mi sembra che non siano più state scritte canzoni migliori.

La mia adolescenza è stata felice, spensierata, un po’ cicciona ma positiva.

A distanza di vent’anni, durante gli anni 90, io ricordo ancora l’imbarazzo dei pantaloni in cotone elasticizzato a zampa d’elefante che alle ragazze di Non è la Rai stavano così bene ma che appena indossati davanti allo specchio mi costrinsero a sgranare gli occhi. Su di me non erano proprio la stessa cosa.

Si, sono una taglia 44, dotata di poca fantasia e beatamente mediocre.


domenica 28 luglio 2013

E' solo sabbia


Le cose mi sfuggono dalle mani.
Le cose importanti e le cose meno importanti.
Le cose a cui tengo e quelle per cui faccio spallucce.
Le cose alle quali penso da giorni e quelle a cui mi ritrovo a pensare su due piedi.

Svaniscono, si dissolvono o si concludono più o meno catastroficamente.
E ci pensi, inutile nasconderlo. Pensi a quello che succederà in futuro.
A quello che hai programmato e che aspetti con tanta emozione.
Non sono ipocrita. Sono realista, con i piedi sempre piantati per terra.
Non mi nascondo dietro parole di circostanza, d'occasione.
Ci sono stati d'animo che non meritano di sentirsi etichettare con un certo tipo di chiacchiericcio da incontro casuale con l'amica che non vedi da tanto tempo.
"Come stai?" "Mah, potrebbe andare meglio." "Vedrai che tutto si aggiusta."
No, non funziona così.
Non funziona con un "tutto passa".

Anche se è solo sabbia.