I diritti del lettore del mio blog

1. Il diritto di leggere i miei post
2. Il diritto di non leggere i miei post
3. Il diritto di rileggere i miei post
4. Il diritto di leggere a voce alta i miei post
5. Il diritto di leggere a voce bassa i miei post
6. Il diritto di divulgare il contenuto dei miei post
7. Il diritto a farvi gli affari miei
8. Il diritto di essere d'accordo con me
9. Il diritto di non essere d'accordo con me
10. Il diritto di stare zitti

(Tributo a D. Pennac)



domenica 16 novembre 2008

Manuale di sociologia - parte 1


Andare da Burger King il sabato sera è studiare un po' sociologia.
Ieri sera ho fatto un gran bel ripasso.

Ho incontrato:

1) Biagio Antonacci: a cena con la famiglia, due bimbi e mamma magra e bionda. Ci siamo seduti accanto al suo tavolo senza accorgerci di nulla. Guardandomi intorno nel mentre mi infilavo 14 patatine in bocca, ho aggrottato le sopracciglia e pensato immediatamente: "Io a questo lo conosco!". Ho ripassato mentalmente i colleghi di lavoro, i miei vecchi compagni di università, gli amici del mio patato, gente della tv...Gente della tv! 
Si, ecco dove l'ho visto...
Conferma: lui che dice: "Dai, mangia, finisci tutto!" al bimbo più piccolo con la voce di quello che canta "Liberatemi, liberatelo...Bisogna dire la verità...". Era davvero inconfondibile.
E la prima immagine che Biagio Antonacci ha di me qual'è? Bocca spalancata, 14 patatine in mano e sopracciglia aggrottate...Che sfiga a volte!
La cosa che mi ha stupito di più è che non è stato assaltato. Era da solo, tra noi comuni mortali c'erano sguardi di intesa ma niente autografi, foto con i cellulari o pacche sulla spalla.
Lo abbiamo tutti lasciato a godersi il suo junk food con la sua famigliola.
Amen.

2) Prostituta in servizio: stava lavorando e così è venuta a fare uno spuntino. Stivaloni neri al ginocchio di pelle lucida, tutina super aderente, capelli voluminosissimi biondi, labbra rifatte.
Ha creato molto più scalpore di Biagio Antonacci, camminava talmente tanto ondeggiando che era impossibile non incollargli gli occhi addosso.
Le donne sorridevano, gli uomini si davano gomitate tra loro, i bambini la imitavano.
Dopo un paio di sfilate al centro della sala è scomparsa.
Buon lavoro.

3) Punkettoni: piercing, lobi dilatati, dreadlocks, maglioni e pantaloni di sette taglie più grandi, cani legati fuori.
Strano vedere sicuri no-global mangiare in un fast food americano. 
Ma le catene americane non sono quelle che macellano le mucche troppo grandi, che mettono nei loro hamburger anche la carne della testa, che hanno scarsissimo controlli della qualità?
Carino osservare come la fame colpisca davvero all'improvviso, senza lasciare spazio alle ideologie.

4) Gruppo dark: borchie, creste verdi, ciocche viola, rossetti neri e unghie laccate dello stesso colore, gonnelline di veli, anfibi, catene e kajal marcato.
Fantastici...

5) Io e il mio patato: maglioncino a righe e pantalone taglio a sigaretta lui, maglioncino dolcevita e pantalone taglio maschile io. Ci siamo seduti, abbiamo assaggiato l'uno il panino dell'altro, ci siamo dati un bacio per dirci buon appetito e abbiamo riso per tutta la sera.

Chi è davvero normale?


mercoledì 12 novembre 2008

Yes, I'm a Macuser!


Il 4 novembre è stata una bella giornata.
Una grande giornata.
E’ arrivato il mio nuovo portatile. 
Ah...Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America.

Ma andiamo con ordine.

Punto1) E' arrivato il mio nuovo portatile!

I 13 pollici più belli e utili che io abbia mai visto. Mi sono intestardita, da qui a breve Leopard (il sistema operativo Mac) non dovrà più avere segreti per me. 
E Leopard è davvero fantastico.
Trascurando anche il mitico dashboard (Windows l'ha inserito solo nella versione Vista, prima non sapeva nemmeno cos'era il dashboard), Leopard sembra che mi capisca, sembra che sappia esattamente chi ha davanti: una donna che perde qualunque tipo di file, il cui desktop assomiglia tanto all'interno della sua shopping bag 50x70 cm, che perde il file che ha appena scaricato perchè, appena finito il download, si chiede: "Ma dove l'avrò messo?" e Leopard cosa fa? Te lo tira fuori appena devi allegare qualcosa.
Questa è sicuramente una svolta per me insieme alla ricerca istantanea dei suddetti file dispersi tra le cartelle: cominci a digitare l'inizio del nome del file e...Ta dah! Esce fuori!

Ma per i dettagli tecnici, io rimanderei al blog dell’ingegnere informatico che mi scorazza per casa in ciabatte (www.eugenioleo.it).
Per le minchiatine, continuate a leggere qui.
Il mio nuovo Apple Macbook è leggerissimo (pesa un chilo e mezzo, il mio precedente cinque e otto); è tutto metallo, grigio chiaro con il tastierino nero; ha il monitor sottilissimo, lucido, luminoso incorniciato di nero; è stato costruito in blocco (mi sa che si chiama brick o come lo chiama Apple, unibody), non ha “cuciture”, tagli o lacci; il trackpad non ha click, è tutto intero ed è multitouch: con un dito confermi, con due scorri, con tre back e forward, con quattro sfogli le applicazioni aperte; inoltre è possibile fare zoom in e zoom out con il trackpad…Come l’iPhone!
Vabbè, in parole povere è fighissimo!
Un paio di centinaia di Euro in più ma il nuovo Macbook è tutta un’altra storia..E poi ci fa fare un figurone in treno, in aereo o in pullmann!
Mai vestirsi di giallo, di arancione o di rosa…Non si intonano per niente con i colori del nuovo Apple Macbook!
Niente fronzoli, simbolini sulle lettere della tastiera o adesivi.
Indicatissimo per chi ama la linearità, la stilizzazione, l’essenzialità, la sobrietà.

Punto2) Obama: yes, he can

“Giovane, bello e abbronzato”.
Le parole del nostro presidente del Consiglio, colui che rappresenta la nostra gloriosa nazione in Italia e all’estero, colui che dovrebbe governare sia come volpe che lione dipingono così il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Barack Obama è stato eletto lo scorso 4 novembre per governare gli Stati Uniti, per riformare l’assistenza sanitaria, per chiudere il rovinoso e inglorioso capitolo della guerra in Iraq, per riprendere le leggi sulle cellule staminali, per far capire al mondo intero che le “minoranze” possono diventare "maggioranze" se vengono sottovalutate, ignorate, soggiogate, prese in giro e trascurate.
In un post di un anno fa ormai vi raccontavo di come ero diventata supporter di Obama, dalle spillette al magnete da frigo.
Adesso vi racconto quante lacrime ho versato il 4 mattina alle 6 e mezza circa.
Di come mi sono commossa ascoltando il suo discorso di ringraziamento, pensando a come davvero questa volta qualcosa è cambiato.
In una puntata di Willy il principe di Bel Air lo zio Phil diceva a Carlton che sarebbe potuto diventare il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti.
Beh, non è stato Carlton ma un kenyano, trapiantato alle Hawaii approdato ora alla Casa Bianca.
Sebbene la Fox ed Emilio Fede abbiano dato sempre McCain per vincente (forse lo fanno ancora), Obama è riuscito comunque ad interpretare la voglia di cambiamento che si rende sempre più urgente, è riuscito a penetrare il nostro muro di sfiducia, dei “tanto sono tutti uguali”, dei “tanto non cambierà mai niente”.
No, Obama, stavolta può veramente cambiare. 
Qualcosa è già cambiato: gli Stati Uniti, non dimentichiamo, è stato il paese dove i “neri” dovevano sedersi in fondo agli autobus negli anni ’50 e ancor prima erano stati deportati dall’Africa e ridotti in schiavitù. Il cambiamento dicevamo, negli Stati Uniti ancor più: dove le minoranze sono miriadi, dove il meltin’pot non è ipotizzabile ma reale, da China Town al New Mexico, dagli afro-americani ai “nativi”, da Bruce Lee ai ristoranti italiani.
Obama non ci deluderà.
E se lo farà, ci siamo abituati!