I diritti del lettore del mio blog

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9. Il diritto di non essere d'accordo con me
10. Il diritto di stare zitti

(Tributo a D. Pennac)



domenica 12 gennaio 2014

Why to be happy if I can be me?

Non sono mai stata una persona dotata di grande fantasia. I miei sogni, anche da bambina, sono stati sempre così ”realizzabili”, così normali. Non ho mai sognato ad esempio di fare la principessa. O la ballerina essendo un panzerotto ripieno. 

A sette anni lo specchio sapeva già darmi risposte sul mio futuro. 

Da bambina sognavo di fare il medico o l’archeologa subacquea.

La mia Barbie non era mai la regina di un antica città perduta o una fashion girl in giro per Beverly Hills a fare shopping. La mia Barbie lavorava da avvocato e quando usciva dallo studio, andava a fare la spesa, passava a prendere i bambini da casa dei nonni e tornava a casa. Preparava la cena, metteva i bambini a letto e arrivava Ken che tornava sempre tardi dal lavoro nonostante facesse il muratore o l’idraulico. Si mettevano a tavola e dopo aver cenato, guardavano la tv sul divano nella loro casa di cartone ma con l’ascensore.

Certo, non era facile trovare vestiti adatti per permettere alla mia Barbie di praticare l’attività forense ma con un po’ di fantasia era possibile trasformare un pantalone super attillato in un tailleur gessato.

Crescendo la situazione si è spostata dalla Barbie alla vita vera.

Alle medie il ragazzo che mi piaceva non era il più bello della scuola, quello con i capelli lisci lunghi sul ciuffo e quel po’ di peluria che da adolescente ti fa sentire così grande.

No, il mio amato era un ragazzino normale, con qualche brufolo e con un alito non propriamente al pino silvestro.

Amici, amiche, fidanzatini e fidanzati più importanti, versioni di greco, vestiti grunge, tanta cattiva musica ma che quando risento adesso mi sembra che non siano più state scritte canzoni migliori.

La mia adolescenza è stata felice, spensierata, un po’ cicciona ma positiva.

A distanza di vent’anni, durante gli anni 90, io ricordo ancora l’imbarazzo dei pantaloni in cotone elasticizzato a zampa d’elefante che alle ragazze di Non è la Rai stavano così bene ma che appena indossati davanti allo specchio mi costrinsero a sgranare gli occhi. Su di me non erano proprio la stessa cosa.

Si, sono una taglia 44, dotata di poca fantasia e beatamente mediocre.