I diritti del lettore del mio blog

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4. Il diritto di leggere a voce alta i miei post
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6. Il diritto di divulgare il contenuto dei miei post
7. Il diritto a farvi gli affari miei
8. Il diritto di essere d'accordo con me
9. Il diritto di non essere d'accordo con me
10. Il diritto di stare zitti

(Tributo a D. Pennac)



venerdì 22 aprile 2011

Quelle notti in cui...


Quelle notti in cui proprio non riesci a dormire.
Quelle notti in cui ti giri e rigiri nel letto.
Quelle notti in cui un po' hai caldo poi hai freddo poi hai di nuovo caldo.
Quelle notti in cui pensi al tuo passato.
Quelle notti in cui pensi al tuo futuro.
Quelle notti in cui pensi a quello che stai facendo
Quelle notti in cui ti chiedi chi sta decidendo per te, se stai subendo la vita o la stai vivendo.
Quelle notti in cui pensi che sia impossibile che qualcuno decida se sei ancora persona gradita in un'azienda e questo influenzi così tanto tutto il resto della tua vita.
Quelle notti in cui ti chiedi perchè tutto questo ti tolga il sonno.
Quelle notti in cui ti chiedi se hai sbagliato tutto tu o se sia tutto quello che è intorno a te ad essere sbagliato.
Quelle notti in cui non c'è nemmeno la luna.
Quelle notti in cui ti svegli di soprassalto come se stesse succedendo la cosa più brutta della tua vita.
Quelle notti in cui hai paura di te stesso.
Quelle notti in cui ti dici che tutta quest'ansia, questa energia negativa debba incanalarsi in qualcosa di positivo.
Quelle notti in cui scrivi chissà poi cosa.
Quelle in cui non leggerai perchè guardi fisso un punto nel vuoto.
Quelle notti in cui anche il soffitto sembra caderti addosso.
Quelle notti in cui il tuo curriculum non vale niente, le tue capacità non valgono niente, la tua forza e il tuo sorriso non valgono niente.
Quelle notti in cui ti senti derubato. Derubato dei tuoi sogni, delle tue speranze, del tuo conto in banca e di tutto l'amore che credevi possibile.
Quelle notti in cui devi dormire perchè il giorno dopo partirai alle 4 di mattino ma è già l'una e fai i conti di quanto sonno ti resta.
Quelle notti in cui gli alti e i bassi proprio non li reggi, il respiro profondo di qualcun altro proprio non lo reggi.
Quelle notti in cui pensi di aver sbagliato tutto, di aver sbagliato mondo, di aver sbagliato periodo, di aver sbagliato lavoro, di aver sbagliato taglio di capelli, di aver sbagliato università, città, di aver sbagliato ad innamorarti sempre così tanto.

Buona dolce notte a tutti.

mercoledì 13 aprile 2011



Non ho mai creduto che arrendersi serva a qualcosa.
Che bisogna lottare in quello che si crede, che sognare sia il motore per realizzare esattamente quello che si sogna.
Invece no, mi arrendo.
Ok, basta, è finita, game over.

La prima volta che ho sognato di fare questo lavoro avevo 15 anni.
Stavo guardando alla tv il defunto Gran Galà della Pubblicità e dissi a me stessa che era quello che volevo fare da grande, occuparmi di pubblicità, di comunicazione, di creatività, di eventi.
In qualche modo dovevo finire a lavorare in qualcosa come il Gran Galà della Pubblicità.
Sono passati 14 anni e mi rendo sempre più conto che in questo momento storico lottare per arrivare non serve a niente.
Mi hanno spento tutti i miei non troppo facili entusiasmi lavorativi.
Capi incapaci, prime donne messe a gestire cose più grandi di loro, scarpe di Jimmy Choo delle colleghe, stipendi da fame, ore giornaliere pari a due giorni lavorativi, contratti che si rinnovano di mese in mese, stipendi che non arrivano mai puntuali, sempre i peggiori lavori dati a me, la mancanza di rispetto costante e l'utilizzo del lavoro, del mio bisogno di lavorare come strumento di ricatto.

Basta.
Mi arrendo.
Ho combattuto per 14 anni, dagli ultimi anni di liceo, i tirocini all'università, esami inconcludenti e contratti a progetto.
E credetemi, cerco sempre di prendere bene qualsiasi situazione.
E non è come ne La ricerca della felicità che passi gli anni a lottare e poi arriva la svolta nella tua vita perchè tu sei uno in gamba e lo sai e lo sanno tutti.
No, non capita a tutti così.
Non credo nelle favole. Non ci ho mai creduto.
Da piccola mi chiedevo come fosse possibile che una cretina qualunque sentisse un pisello sotto strati di materassi.
O come una scema potesse essere guarita da un veleno potentissimo con un bacio.
Smettiamola di raccontarci favole della buonanotte.
Non ci sono più buone notti.

Che salpino le navi,
si levino le ancore e si gonfino le vele,
verrano giorni limpidi e dobbiamo approfittare
di questi venti gelidi del greco e del maestrale

lasciamo che ci spingano al di là di questo mare,
non c'è più niente per cui piangere e tornare...


martedì 12 aprile 2011

Acne giovanile


Ed io che pensavo che superati i 20 non avrei avuto più problemi.
Ed effettivamente così è stato.

Solo che andando verso i 30 non ti riempi di brufoli e punti neri ma, ogni tanto, prima di una cena importante, prima di un appuntamento per il quale hai comprato vestiti nuovi o prima di un incontro di lavoro ne arriva uno.

Solo uno.
Ed enorme.

E non spunta sotto la frangia, sotto il collo così da poterlo coprire con un dolcevita tattico, sotto un'ascella.

No.

Sopra il labbro, su una guancia, sul naso, sul mento.

A me oggi è uscito tra le labbra e il naso.
Dolorosissimo ed enorme.

Al mio risveglio stamattina era un puntino rosso.
Mi sono detta che durante la giornata sarebbe cresciuto e domani mattina sarebbe stato impossibile da nascondere.
Lo stronzo invece si è quintuplicato in 8 ore di lavoro tirando fuori la sua bella punta bianca proprio all'ora dell'aperitivo.

Durante i 2 cocktail analcolici sentivo strani dolorini aumentare e ho iniziato (credo) ad assumere espressioni buffe per capire le dimensioni che stava assumendo.
Il mio unico obiettivo era tornare a casa e vendicarmi.

E mentre pregustavo il classico schizzo di pus sullo specchio, noto che la persona di fronte a me sembrava guardare solo il brufolo.
Così sdrammatizzo ironizzando io per prima sull'ecomostro cresciuto sul mio bel faccino.
Ma la situazione non cambia.
L'ecomostro rimane.

La serata finisce, ciao, è stato un piacere, ripetiamo ecc.
Tragitto locale-casa in macchina: ogni semaforo era l'occasione ideale per valutare l'entità del danno.
Arrivata a casa, senza togliermi le scarpe o la borsa dalla spalla l'unico posto concepibile era il bagno: ottima illuminazione e carta, acqua e sapone a portata di mano.
Ci siamo.
Eccetto il dolore catartico che mi ha fatto lacrimare per un quarto d'ora, tutto è filato liscio e la mia anima è stata appagata.

Lui non c'è più.
Al suo posto ho il labbro superiore come Alba Parietti, rosso e gonfio come l'orecchio dell'avversario di Mike Tyson dopo quel famosissimo round.
Amen.