I diritti del lettore del mio blog

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(Tributo a D. Pennac)



martedì 21 dicembre 2010

Vita di paese

Cap. 1 - Commissioni

Il paese in cui sono nata è un piccolo comune della provincia di Potenza.
Milleottocento anime compresi anche animali domestici e da cortile.
Dal momento che sono residente ancora qui, sono obbligata a fare tante piccole commissioni quando sono in vacanza dai miei.
Come stamattina: il rinnovo della patente.

L'iter per rinnovare la patente è vario ed eventuale: puoi recarti presso un'autoscuola e pagare una somma abbastanza alta (le leggende metropolitane raccontano di chi ha pagato cento euro, chi centocinquanta chi addirittura duecento); puoi recarti presso la motorizzazione (pagando solo bollettino e marca da bollo); puoi recarti direttamente presso l'ufficiale sanitario indicato dalla ASL.

In ogni caso, i passaggi sono obbligati:
  • Prima tappa: motorizzazione/scuola guida/Ufficiale Sanitario;
  • Seconda tappa: Poste Italiane S.p.a.
  • Terza tappa: Sali e Tabacchi per acquisto marca da bollo;
  • Quarta tappa: ritorno presso ente di partenza.
Non potendo guidare, decido stamattina di farmi accompagnare dal mio papà.
Entriamo in macchina. Papà, metti la cintura! Nooo, mica ci sono carabinieri! (La cintura serve solo ad evitare eventuali multe, ndr.)
Prima sosta, guardia medica: ampio parcheggio privato. Amen.
Seconda sosta, poste: Papà, sei parcheggiato sulle strisce. Il vigile è al bar, noi ci mettiamo un attimo, non c'è nessuno in fila (non c'è nemmeno nessun bar vicino alle poste, ndr.)
Terza sosta, tabacchi: Papà, ti sei messo sul parcheggio riservato ai motocicli. Ma con questo freddo chi vuoi che prenda il motorino!
Ma almeno metti le quattro frecce e resto io in macchina.
Nooo, si consumano le lampadine.

Rimanendo in macchina, mi guardo intorno.
Macchine parcheggiate in curva o fuori dalle strisce.
Attraversamenti selvaggi di pedoni.
L'auto della polizia municipale parcheggiata nel posto dedicato ai disabili.

Forse ci vorrà solo qualche giorno per acclimatarmi.



sabato 18 dicembre 2010

Let it snow, let it snow, let it snow...

Il tratto SS 609 all'altezza di Avezzano completamente bloccato alle 6.00 di questa mattina.


La neve è bellissima.

Ma quando ti trovi su un autobus di linea, sotto Natale, su una strada statale (percorso alternativo consigliato dalla Polizia Stradale) e la neve la ricopre per più di 50 cm, preghi soltanto che smetta di nevicare.

E’ quello che è successo a me stanotte.

Bloccata sulla SS 609 Avezzano-Sora per un percorso alternativo furbo all’A1.

Furbo perché sebbene a Firenze ci fosse la protezione civile che distribuisse pasti caldi e coperte alle auto bloccate ad Incisa-Valdarno, noi abbiamo deciso di tergiversare sull’Adriatica, uscire a Pescara e fare l’appennino abruzzese.

Trovando così più neve di Firenze (60 m slm, Avezzano 695 m slm) ma non la sua protezione civile.

Così, in balia delle condizioni atmosferiche, noi e uno sparuto gruppetto di auto ci lasciavamo ricoprire dal bianco candor.

Scene al di là di ogni normodotata immaginazione: il nostro autobus di traverso in strada, una macchina con le 4 frecce contromano, i tir bloccati uno di fianco all'altro (lasciando così lo spazio adatto a superarli per uno scarabeo), la protezione civile (due poveracci infreddoliti) muniti di sole vanghe, lo spazzaneve che non riusciva ad arrivare.

Tutto ciò dalle 4.00 alle 7.00 di mattina.

Intorno alle 6.00 i nostri calabri autisti, muniti sempre di tanta di forza di volontà ma con le palle sacrosantamente piene, hanno costituito un bel gruppetto di baldi giovani e hanno iniziato a spostare, a forza di spintoni e aiutati dalle vanghe del nostro operativissimo duo della protezione civile, le macchine che ingombravano il passaggio.

Nel giro di una mezz’ora la strada era libera, consentendo il libero passaggio dello spazzaneve. Viva la meridionale forza operaia.

Nel mentre, impossibilitata nello schiacciare un sonnellino, seguivo un programma alla radio dell’autobus sul volontariato e ho deciso di intervenire in diretta.

Ho parlato del mio volontariato in canile, di quello che facciamo e di come è organizzato. E un quarto d’ora se n’è andato con i miei warholiani e strameritati 15 minuti di gloria.

Viva Autostrade per l’Italia, ANAS, AISCAT, Anvedististronzi i quali si trovano sempre impreparati ogni stramaledetto inverno che nevica.

Viva la Protezione Civile che a causa dei tagli a tutti i fondi possibili ha da offrirci solo un paio di vanghe.

Viva la compagnia di autolinee che aveva su le catene di neve adatte per un auto, non per un autobus.

Viva i meridionali: che non si scoraggiano mai e come sempre si confermano essere quelli che risolvono i problemi di tutti.



giovedì 9 dicembre 2010

Forse, ma forse, ma si...



A volte la vita ti fa perdere delle persone.
E non perchè non ci sono più.
No, loro ci sono eccome, solo che semplicemente non ci sono più per te.
Per colpa tua o per colpa sua.
O forse per colpa di nessuno.

Io ho perso mia cugina, La Manu.
Siamo cresciute insieme, abbiamo passato tantissime estati insieme, abbiamo condiviso l'adolescenza.
Ci dicono ancora che ci somigliamo molto nel modo di sorridere, nel modo di camminare con i piedi a papera, nella nostra sbadataggine, nel perdere sempre il telefonino o nel non trovare mai niente nella borsa.
Poi, come per magia, lei non ha passato più le estati insieme a me ed io non l'ho più cercata.
Ho fatto alcuni tentativi telefonici ma mal riusciti.

Quest'estate, a pranzo con i miei zii, io e mio padre abbiamo avuto uno dei nostri soliti battibecchi.
Mentre tiravamo su gli spaghetti, al piano di sopra si sentivano sbattere porte e finestre.
Mio padre: "Maria Grà, hai lasciato le finestre aperte?"
Io: "Si papà, deve cambiare l'aria..."
Mio padre: "Ehssì, e poi cambiamo pure le porte...".

Mentre sorridevamo un po' tutti, zia dice: "Uguale uguale alla Manu, sembra di sentire padre e figlia a tavola" e i suoi occhi sono diventati rossi rossi.

E anche i miei. Siamo così simili.

Mi sono chiesta se fosse stata colpa mia.
Ho rintracciato un avvenimento: un'estate ero talmente tanto presa dal mio nuovo fidanzato che ho passato più tempo con lui che con lei. Snobbandola quasi.
Sicuramente un errore, sicuramente una situazione che manderebbe su tutte le furie chiunque.

Ho cercato di recuperare ma senza mai chiederle scusa davvero, senza farle capire che mi ero resa conto di aver preso una grossa cantonata.
Circa 7 o 8 anni fa quindi io ho smesso di avere questo rapporto così speciale con una persona così speciale nella mia vita.

Certo, a mia discolpa posso dire che ero una ventenne arrapata e che a quell'età si possono perdere un po' le cose importanti della vita.
Ma non mi giustifica.

E allora approfitto di questo spazio, dove so che lei non andrà mai a cercarmi, per chiederle scusa, per dirle che mi manca.

Manu, mi manchi, mi manchi tanto.
Non so più niente di te se non quello che filtra attraverso la nonna.
Vorrei sapere di te, vorrei parlarti, vorrei raccontarti quello che mi succede.
Vorrei un consiglio sulle mie scelte, vorrei sapere tu come e cosa scegli.
Vorrei prendere un treno ogni tanto e passare una domenica con te.
Vorrei scattare delle foto di noi due che facciamo le cretine, che tiriamo fuori la lingua o che prendiamo il sole.
Vorrei telefonarti e sentirti rispondere per una volta.
Vorrei ritrovare mia cugina, la mia amica.