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(Tributo a D. Pennac)



mercoledì 13 aprile 2011



Non ho mai creduto che arrendersi serva a qualcosa.
Che bisogna lottare in quello che si crede, che sognare sia il motore per realizzare esattamente quello che si sogna.
Invece no, mi arrendo.
Ok, basta, è finita, game over.

La prima volta che ho sognato di fare questo lavoro avevo 15 anni.
Stavo guardando alla tv il defunto Gran Galà della Pubblicità e dissi a me stessa che era quello che volevo fare da grande, occuparmi di pubblicità, di comunicazione, di creatività, di eventi.
In qualche modo dovevo finire a lavorare in qualcosa come il Gran Galà della Pubblicità.
Sono passati 14 anni e mi rendo sempre più conto che in questo momento storico lottare per arrivare non serve a niente.
Mi hanno spento tutti i miei non troppo facili entusiasmi lavorativi.
Capi incapaci, prime donne messe a gestire cose più grandi di loro, scarpe di Jimmy Choo delle colleghe, stipendi da fame, ore giornaliere pari a due giorni lavorativi, contratti che si rinnovano di mese in mese, stipendi che non arrivano mai puntuali, sempre i peggiori lavori dati a me, la mancanza di rispetto costante e l'utilizzo del lavoro, del mio bisogno di lavorare come strumento di ricatto.

Basta.
Mi arrendo.
Ho combattuto per 14 anni, dagli ultimi anni di liceo, i tirocini all'università, esami inconcludenti e contratti a progetto.
E credetemi, cerco sempre di prendere bene qualsiasi situazione.
E non è come ne La ricerca della felicità che passi gli anni a lottare e poi arriva la svolta nella tua vita perchè tu sei uno in gamba e lo sai e lo sanno tutti.
No, non capita a tutti così.
Non credo nelle favole. Non ci ho mai creduto.
Da piccola mi chiedevo come fosse possibile che una cretina qualunque sentisse un pisello sotto strati di materassi.
O come una scema potesse essere guarita da un veleno potentissimo con un bacio.
Smettiamola di raccontarci favole della buonanotte.
Non ci sono più buone notti.

Che salpino le navi,
si levino le ancore e si gonfino le vele,
verrano giorni limpidi e dobbiamo approfittare
di questi venti gelidi del greco e del maestrale

lasciamo che ci spingano al di là di questo mare,
non c'è più niente per cui piangere e tornare...


2 commenti:

Andrea Cinelli ha detto...

Questo è un paese per vecchi.
Forse c'è ancora posto per qualche oca...
ma tu sei Papera!

La Papera Del Lago ha detto...

Eh già, io nacqui Papera...E non sono vecchia abbastanza per capire questo paese.
Ciao Andrea! Passa quando vuoi! ;)