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(Tributo a D. Pennac)



martedì 16 settembre 2008

Sottili differenze


Bisogna guardarle le differenze.
Anche se sono sottili.
Ma anche (attacco di veltronite) se sono macroscopiche.

Perchè le differenze ci sono.

E' diverso lavorare in un ente pubblico per 6 ore al giorno piuttosto che lavorare per un privato 9/10 ore al giorno.

E' diverso lavorare per un ente pubblico 6 ore al giorno ma fare un'ora di treno la mattina e una al pomeriggio rispetto che lavorare per un'azienda privata 10 ore al giorno ma vivere a 15 minuti di autobus dall'ufficio.

E' diverso lavorare in un posto dove alle dieci e mezza la mattina arriva la colazione dal bar e sei in pausa per una mezzoretta, oppure dopo pranzo è impossibile lavorare allora c'è un'ora di pausa con tanto di giretto in piazza piuttosto che lavorare in un posto dove non hai nemmeno il tempo di fare la pipì con rischio cistite acuta dietro l'angolo.

E' diverso lavorare in un posto senza stress, senza pressioni ma anche (veltronite 2, Crozza docet) senza gratitudine o soddisfazione...Senza infamia nè lode.

E' diverso lavorare in un posto dove per crescere e per fare carriera non devi obbligatoriamente aspettare l'Arcangelo Gabriele che interceda per te ma devi semplicemente continuare a lavorare nonostante la pipì da fare da due ore, tua madre che telefona per chiederti se hai mangiato e se va tutto bene, il tuo ragazzo che ti chiede che cosa mangiamo stasera ( e per fortuna che te lo chiede e va a fare la spesa anche per te!), un cliente che improvvisamente ha deciso di raccontarti la sua vita per telefono e tu che pensi continuamente al progetto del chiosco sulla spiaggia a Capo verde con il tuo amico o alla fattoria con tanti animali nella quale ti trasferirai presto...

Molto presto.

4 commenti:

Giovanni Ritacco ha detto...

Guarda, ti rispondo con questo aforismo di Baricco: 'La gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare''.

giulia zeta ha detto...

Continuando il discorso di gio_adz, ricordo quanto stavo bene tra il 1998 e il 2001, sebbene lavoravo 10 e anche 12 ore al giorno. Perché facevo un lavoro che mi piaceva molto ed era gratificante per molti aspetti. Ora di ore di lavoro ne faccio quasi sempre 6, sono vicino a casa ma mi sento molto infelice, perché non dà alcuna soddisfazione. L'unico pensiero positivo è che ho un lavoro. Il resto, lo trovo al di fuori.
ola gz.

Giovanni Ritacco ha detto...

ah intendevo "aforisma" non "aforismo"!! Mg non mi cazziare!

La Papera Del Lago ha detto...

No no...Non cazzio nessuno...Anzi, vi ringrazio per il puntuale confronto, vi ringrazio perchè mi seguite, perchè mi leggete, perchè spero di farvi sorridere qualche volta o di farvi storcere il naso...
Grazie e basta...