Bologna con i suoi orchestrali |
Perchè alla fine è così che va.
E' il destino di noi emigrati.
Lasciamo il cuore nelle nostre case, nelle nostre regioni...Che diventano automaticamente intoccabili, inequiparabili.
Ma se siamo andati via è perchè inevitabilmente qualcosa che non torna c'è.
E così ci affezioniamo alla città o al posto dove viviamo.
Ci mettiamo a cucinare le sue ricette, a prendere un po' il suo accento, a portare i suoi prodotti come regali natalizi, a cercare di migliorarlo.
Iniziamo a sentirne la mancanza quando siamo lontani, ad abituarci ai suoi odori, ai suoi colori sin da subito.
Nel mio caso, Bologna mi ha accolto benevolmente.
Mi ha fatto ingrassare di qualche chilo con i suoi tortellini, il suo ragù, la sua mortadella.
Mi ha presentato il mio patato e tra i suoi portici me ne ha fatto innamorare.
Mi ha fatto conoscere Morandi.
Mi ha trascinato dentro la strage della sua stazione e nel Vicolo Lauretta.
Mi ha insegnato a voler bene anche alla nebbia e alla pioggerellina incosistente.
Mi ha insegnato ad amarla.
Ed io continuerò a farlo.
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